venerdì 8 gennaio 2010

ACCA LARENTIA 2010

7 gen 2010

i martiri di acca larentia

Se trentadue anni dopo tre giovani assassinati vengono ancora pianti, essi sono martiri. Martiri di un’idea per la quale hanno donato la vita. Così, oggi, 7 gennaio 2010, vogliamo ancora una volta ricordare Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, caduti ad Acca Larentia, in un agguato i cui responsabili sono rimasti ignoti.
I primi due furono uccisi davanti alla sezione, stavano per andare a fare volantinaggio in un altro quartiere di Roma. Li conoscevo entrambi. Con Bigonzetti eravamo compagni di scuola, con Ciavatta frequentavamo le stesse sezioni, a poche centinaia di metri c’era quella storica di via Noto.
Recchioni fu assassinato poche ore dopo da un ufficiale dei carabinieri, il capitano Sivori.

Trentadue anni dopo, tanti ragazzi nati anni dopo la strage di Acca Larentia li commemorano senza averli mai conosciuti. E’ la straordinaria forza del mito, è il valore unificante del sacrificio che ci fa amare quanti hanno dato tutto di sé per le idee che professiamo.

Ogni anno, ogni 7 gennaio, quel dolore si ravviva. E ciascuno di noi – che eravamo in quella gioventù – pensa a chi si salvò nell’attentato. E per quel che mi riguarda penso a quanto accadde un anno dopo, a maggio ’79, sempre ad Acca Larentia, quando stava per toccare a me e solo la fortuna mi salvò da sette pallottole sparate da dieci metri di distanza.
C’era odio per quella sezione; c’era l’odio di chi non tollerava una presenza forte, militante, radicata, della destra sociale in uno dei quartieri più popolari della città.

Erano magnifici i nostri giovani; sapevano di combattere una delle battaglie più difficili, quella nelle file del Msi, e non inseguivano certo posti nei consigli comunali o in Parlamento. Era molto più importante mettere bandierine tricolori con i manifetsi che si affiggevano ogni notte nei punti più disparati di Roma.

No, quegli anni non devono tornare. Non ci deve essere più il sacrificio determinato dall’odio politico. Così, quest’anno, desidero ricordare ancora una volta Franco, Francesco, Stefano. Non c’è bisogno di urlare, ma di rendere onore con la memoria e con la lotta politica di ogni giorno. E anche con l’intitolazione di una strada dedicata al loro sacrificio così come annunciato dall’amministrazione comunale di Roma.
Le nostre idee meritano ancora di essere vissute. Nel nome di quella verità che è ancora negata. Anche su chi ha ucciso i nostri ragazzi.

FRANCESCO STORACE


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